
Sulla facciata del palazzo comunale di Morlupo è posto lo stemma ovale, sormontato dalla corona ducale e fasciato dal motto latino “martis rapaces lupi” raffigurante un lupo sabino che sgozza il gallo. Rosa e celeste sono i colori del gonfalone e al suo interno sono racchiuse le origini leggendarie del paese.
Percorso storico Morlupo
Sulla facciata del palazzo comunale di Morlupo è posto lo stemma ovale, sormontato dalla corona ducale e fasciato dal motto latino “martis rapaces lupi” raffigurante un lupo sabino che sgozza il gallo. Rosa e celeste sono i colori del gonfalone e al suo interno sono racchiuse le origini leggendarie del paese.
Il primo agglomerato è quello della Mazzocca, centro storico del paese.
Morlupo fu certamente uno dei paesi della lega capenate. Cantine, stalle e grotte non erano altro che ipogei etruschi o capenate. Pozzi colombari e cunicoli sono sparsi nel territorio .
Morlupo fu certamente uno dei paesi della lega capenate. Cantine, stalle e grotte non erano altro che ipogei etruschi o capenate. Pozzi colombari e cunicoli sono sparsi nel territorio .
Plinio, Silio e Strabone scrivono degli Irpi sorani, giovani sabini che durante una primavera sacra si erano stabiliti sul monte Soratte. In dialetto erano chiamati hirpi, e compivano riti per la dea Feronia.
La leggenda racconta che una coppia di lupi famelici, durante una ricorrenza Apollinea festeggiata sul monte Soratte, attratta dall’odore delle vittime, si avvicino’ al falò addentando le viscere degli animali esposti al sacrificio. Mentre i lupi fuggivano gli Irpi li seguirono ed entrarono nella cavità dove si erano riparati e che emanava un fetore insopportabile. Entrati nella grotta i loro corpi furono contagiati dal morbo e ricoperti da lacerazioni e pustole. La Sibilla Tiburtina a cui fu chiesto l’oracolo della guarigione, emise il responso “more lupi”, cioè comportarsi come i lupi, passando per il fuoco per esserne temprati. Essi seguendo gli ordini della sibilla divennero i protagonisni delle cerimonie capenate, imparando a camminare e danzare sui carboni ardenti senza restarne feriti…alcuni coloni tra gli Irpi si trasferirono a Morlupo dove fondarono il primo nucleo storico.
Oltre la leggenda, dopo l’epilogo della lega capenate, Morlupo fu conquistata da Roma e ne seguì la storia e le sorti con l’annessione alla tribù Stellatina. Ville schiavistiche erano sorte sul territorio. Queste rifornivano Roma di derrate alimentari attraverso il lavoro degli schiavi. Come nel caso della Gens Popillio, che possedeva a Morlupo terreni e schiavi che aveva provveduto ad affrancare durante il rito in onore della Dea Feronia, come risulta dalle iscrizioni rinvenute. Altre iscrizioni testimoniano la presenza di veterani romani sul territorio ai quali Cesare aveva ceduto parte dell’ager Veientano. Testimonianza cristiana sono le catacombe dei SS. Martiri e le Grotticelle di Monte Colomba. Nuclei rurali e coloni di piccole fattorie agricole, già di fede cristiana, sorgevano nel territorio di Monte la Guardia, di Fontana Vecchia e nei voc. Sterpareti e Fornelli
Il primo documento circa il nucleo storico risale all’873 quando il duca Giovanni di
Leone fondò la chiesa di San Giovanni Battista, nell’area dove profughi e coloni scampati alle distruzioni e saccheggi di Monte la Guardia e delle fattorie della zona operati dai Saraceni e dagli Ungari, fondarono il primo nucleo di Morlupo. Dopo aver ceduto le loro terre alla Chiesa in cambio di protezione e assistenza, si rifugiarono in un “vicus” abbandonato e quasi inaccessibile.
Leone fondò la chiesa di San Giovanni Battista, nell’area dove profughi e coloni scampati alle distruzioni e saccheggi di Monte la Guardia e delle fattorie della zona operati dai Saraceni e dagli Ungari, fondarono il primo nucleo di Morlupo. Dopo aver ceduto le loro terre alla Chiesa in cambio di protezione e assistenza, si rifugiarono in un “vicus” abbandonato e quasi inaccessibile.
Papa Giovanni VIII assegno’ il vicus e le terre ad vicesimum della Flaminia al conte Giovanni di Leone, dux, che costrui’ la chiesa di S. Giovanni Battista e vi fu sepolto il 16 luglio 898. In seguito fu concesso ai monaci benedettini di S.Paolo fuori le mura di Roma, che lo tennero fino al pontificato di Nicolo’ III. Nel 1014 l’imperatore Enrico II occupo’ Morlupo, Castelnuovo, Fiano e Riano per poi restituirli all’Abbazia di S. Paolo. Papa Gregorio VII confermo’ nel 1074 e nel 1081 al monastero di S. Paolo il “castrum Moorilupo cum suis pertinentis”; la stessa cosa fecero i papi Innocenzo III, con bolla del 1203, Onorio III, nel 1218, e Gregorio IX, nel 1236, definendolo “castrum quod vocatur Morlupum”. Sotto il pontificato di Nicolò III (1280-1285) il castello di Morlupo fu ceduto dai benedettini al Conte Gentile di Bertoldo Orsini. A meta’ del ‘300 Morlupo e Monte La Guardia contavano circa 650 individui. Dopo averlo occupato, papa Martino V fece distruggere il castello nel 1425. Riabilitata la popolazione, il castello di Morlupo, “inhabitatum”, passò nel 1426 ai Colonna per 10 mila fiorini d’oro. Nel 1432 Gentile Orsini, fratello di Nicola, recupero’ Morlupo e Monte La Guardia. L’anno seguente pero’ i Colonna fecero saccheggiare e bruciare da Nicolò Fortebraccio il “bastione di Monte La Guardia”, che fu prima ricostruito da Virginio Orsini per poi essere di nuovo danneggiato dai Colonna nel 1485. Il Conte di Pitigliano Nicolo’ III Orsini, nel 1468 promulgò un nuovo Statuto di Morlupo e perorò nel 1494 la fondazione del convento francescano di S. Maria Seconda, che incorporo’ l’antico romitorio dei Clareni. Il feudo di Morlupo resto’ agli Orsini di Pitigliano fino al 1613, quando Antimorsini, barone romano dei conti di Pitigliano, si vide costretto a vendere Morlupo, con atto del 2 aprile 1613, per 96 mila scudi al card. Scipione Borghese, che lo cedette successivamente al cugino Marcantonio Borghese, principe di Sulmona, per primogenitura. Sotto la signoria Borghese si ebbero benefici e privilegi. Il dominio borghese si protrasse fino agli inizi del XX secolo.
Percorso artistico e culturale a Morlupo
Giunti alla piazza principale del centro storico si prosegue lungo il Corso, per raggiungere l’antico nucleo della Mazzocca. Il Castello degli Orsini, si trova in fondo alla Via del Corso ed è posto come sbarramento di protezione dell’ingresso al Rione Mazzocca. Il castello originale andò distrutto nel 1433. Quello attuale fu costruito da Antimo Orsini nel 1598.
Il castello cinto di mura di cui oggi restano poche tracce, fu ristrutturato nel XIII secolo sulla prima fortificazione dei monaci benedettini. Fu ricostruito dagli Orsini nel 1598 e il nome di Antimo Orsini ricorre sulle architravi di porte e finestre. Anche i pilastri del parapetto del palazzo sono ornati con la rosa degli Orsini.
Il palazzetto Borghese, fu costruito agli inizi del Seicento. Si trova all’incrocio della via verso la Flaminia per Roma (attuale Corso Umberto I) e la via per Capena che conduce sulla Via Tiberina nella valle del Tevere (attuale Via Cesare Battisti). La costruzione è addossata alla retrostante collina, ed ha una planimetria irregolare. L’unico elemento decorativo è rappresentato dalle modanature che incorniciano l’ingresso e il soprastante balcone. L’edificio era di proprietà della famiglia Mattei come testimoniano lo stemma, esistente all’interno. Nel 1624 l’edificio diventa di proprietà del Principe Borghese. Alla fine dell’Ottocento esso era utilizzato come sede comunale. Attualmente è di proprietà privata ed è stato completamente restaurato. È utilizzato per organizzazione di mostre e convegni.
Chiesa S.Giovanni Battista, La chiesa si trova in P.zza Giovanni XXIII (Rione Mazzocca). La sua fondazione risale al IX secolo; fu completamente ristrutturata nel Cinquecento ad opera di Antimo Orsini. L’impianto a unica navata con cappelle quadrilatere, transetto non emergente e presbiterio quadrato, si ritiene derivato dagli schemi del gotico francese adottati in Spagna nella prima metà del XVI secolo. Nel 1819 il vescovo ne decreta l’ampliamento con lo sfondo dell’altare maggiore e la creazione di una cappella. Nel 1905 vengono eseguiti i lavori di ristrutturazione, la realizzazione della scalinata esterna risale al 1922 e gli ultimi interventi di restauro sono del 1962, durante i quali viene rimosso il controsoffitto ligneo ottocentesco.
Chiesa di S. Maria Assunta, fu realizzata nel XIV secolo su un’altura all’esterno del Castrum. Attorno ad essa, sulle pendici del colle, si trova un piccolo “borgo” che dà il nome all’omonimo rione, oggi completamente inglobato dalla ristrutturazione ottocentesca dell’area.
Il convento di Santa Maria Seconda, il cui nome ufficiale è santa Maria delle Grazie, si trova poco oltre il Cimitero Comunale. La costruzione del Convento risale alla fine del XIII secolo. Esso fu edificato dai Francescani sul luogo di un antico romitorio dei Frati Clareni, del quale rimane traccia dell’affresco ancora esistente nella parete destra della Chiesa. Uno dei pilastri del chiostro conserva incisa la data del 1525, anno in cui terminarono i lavori di ampliamento. L’impianto classico si sviluppa intorno al chiostro; uno dei lati è addossato alla Chiesa, mentre quello opposto ospita il refettorio. L’impianto originario del Convento subì modifiche e ampliamenti fra il 1628 ed il 1633. Alla fine dell’Ottocento il convento fu incamerato dallo Stato unitario e da lì iniziò un lento processo di decadimento: i frati furono costretti a lasciare il convento, con le politiche di spoliazione dei terreni e degli spazi necessari alla loro vita risale al XVI sec. fu edificato sul luogo di un antico dormitorio, venne ampliato nel 1630.
E’ un antico sito francescano, luogo ritirato e di preghiera, di cui non conosciamo tutta la storia. Nel Convento di Santa Maria Seconda, era venerata una tavola con Madonna e bambino, ritenuta la seconda Madonna dipinta da San Luca, da cui il nome di Santa Maria Seconda. La costruzione del Convento, in luogo isolato e solitario, è opera dei Clareni (o Fraticelli), che lo edificarono nel XIII secolo.
L’Ordine dei Fraticelli (o Fratelli della vita povera), fu fondato nel 1318 da Angelo Clareno (1245 – 1337, detto anche Clareno da Cingoli), francescano di grande cultura, della corrente degli Spirituali. Per le sue posizioni fu scomunicato, ma questo non gli impedì di metter su una nuova comunità che immaginò e strutturò come un ordine francescano indipendente.
Nel corso degli
anni la Comunità che viveva in questo convento pur sempre della corrente degli Spirituali, seguirà la linea fedele al Papa e questa parte degli Spirituali (detti anche Zoccolanti). Il curioso nome che venne loro affibbiato nel 1386, quando alcuni frati, stabilitisi nella zona boscosa di Brugliano, in Umbria, avevano ottenuto il permesso di calzare zoccoli di legno, per difendersi in qualche modo dai serpenti che infestavano la zona.
anni la Comunità che viveva in questo convento pur sempre della corrente degli Spirituali, seguirà la linea fedele al Papa e questa parte degli Spirituali (detti anche Zoccolanti). Il curioso nome che venne loro affibbiato nel 1386, quando alcuni frati, stabilitisi nella zona boscosa di Brugliano, in Umbria, avevano ottenuto il permesso di calzare zoccoli di legno, per difendersi in qualche modo dai serpenti che infestavano la zona.
La presenza dei francescani veniva vista come un fattore determinante per il mantenimento della pace nelle comunità e, conseguentemente, un fattore di stabilità anche economica e sociale. Molti nobili e Signori appoggiarono in ogni modo la presenza dei frati nei loro possessi, se non proprio a richiederla… Cosa che fece, con insistenza, nel 1494, per Morlupo, il conte di Pitigliano Nicolò III Orsini, chiedendo la fondazione del convento francescano di Santa Maria Seconda, incorporando l’antico romitorio. La magnanimità dell’arcivescovo di Nicosia, mons. Aldobradino Orsini fu Nicolò, nel 1525, rese possibile la cosa!
Aree naturali, Parco di Veio, costituito nel 1997 il Parco si estende su circa 15.000 ettari comprendenti parte del territorio di Morlupo. Al suo interno si trovano i resti archeologici dell’antica città etrusca di Veio.












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