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Formello


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Il territorio di Formello è interamente compreso nell’Agro Veientano, l’area annessa alla città etrusca di Veio. Deve il nome proprio per via dei numerosi ritrovamenti nel suo territorio, la fitta rete di cunicoli per il drenaggio delle acque fluviali e i siti archeologici scavati nel tufo, dal latino “forma” che significa appunto condotto o canale da cui trae il nome Formello.

Percorso storico a Formello

Percorso Storico
Il territorio di Formello è interamente compreso nell’Agro Veientano, l’area annessa alla città etrusca di Veio.
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Deve il nome proprio per via dei numerosi ritrovamenti nel suo territorio, la fitta rete di cunicoli per il drenaggio delle acque fluviali e i siti archeologici scavati nel tufo, dal latino “forma” che significa appunto condotto o canale da cui trae il nome Formello.
18403056_1277435512334120_2546588767680574937_nCunicolo idraulico
Tra i numerosi ritrovamenti  etruschi il più importante è sicuramente il Tumulo di Monte Aguzzo, una tomba principesca che ha restituito un ricco corredo di vasi tra cui la famosa Olpe Chigi ed un vaso di bucchero con alfabeto detto appunto “di Formello”.
Nel 396 a.C. Veio viene conquistata da Roma e perde la sua importanza, mentre il vasto pianoro e i dintorni della città vengono occupati da ville e fattorie fino a parte del III secolo d.C.
Con la crisi dell’impero romano la popolazione cala drasticamente la campagna viene abbandonata mentre ci si concentra nelle grandi tenute. E’ nell’VIII secolo d. C. che con il controllo del territorio da parte della Chiesa, si assiste ad un ripopolamento contadino.
Nel territorio di Formello, ad opera del Papa Adriano I, nasce una delle nuove “domuscultae” o colonie agricole formate nell’agro romano, la cosiddetta “Domusculta Capracorum” (via di Santa Cornelia). Si tratta, secondo le più recenti ipotesi, di un centro amministrativo con annessa chiesa, che mira ad un controllo più diretto dei fondi che la Chiesa possedeva in quest’area per contrastare le ambizioni di una potente aristocrazia locale.
Nel IX secolo, le incursioni degli Ungari decimano la popolazione e si assiste ad un nuovo fenomeno che vede la popolazione rurale, che ancora viveva sparsa nelle campagne, riparare all’interno di villaggi fortificati posti su pianori e alture. E’ in questo periodo che sorgono i centri di Formello, Sacrofano, Campagnano e Isola Farnese.
Dal 1081 fino al XIII secolo Formello risulta possesso del Monastero di San Paolo fuori le mura e Papa Niccolo III lo cede alla famiglia Orsini. Nel 1661 il feudo di Formello viene venduto alla famiglia Chigi. Dopo l’invasione francese il potere dei Chigi va progressivamente scomparendo sostituito da una più forte presenza del governo papale fino all’unità d’Italia.

Le Rovine di Veio

Il santuario, tra i più antichi e venerati di tutta l’Etruria, sorgeva immediatamente fuori della città, su un ripiano tufaceo non vasto, a picco sul fosso della Mola.
Era attraversato in tutta la sua lunghezza dalla via che conduceva dalla città di Veio al litorale tirrenico e alle famose saline veienti, il cui tracciato fu ricalcato in epoca romana dalla strada basolata ancora in parte conservata.
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Raggiunto il suo assetto finale intorno alla metà del V secolo a.C., il santuario è il risultato di una complessa vicenda, sia edilizia che cultuale, risalente ai primi decenni del VII secolo a.C.
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Il nucleo più antico, situato all’estremità orientale del ripiano, era legato al culto della dea Menerva, la latina Minerva, venerata sia nel suo aspetto oracolare che in quello di protettrice dei giovani e del loro ingresso nella comunità. In onore della dea, ricordata da iscrizioni votive accanto ad altre divinità (Rath=Apollo; Aritimi=Diana; Turan=Venere), furono eretti verso il 540-530 a.C., al posto di più antiche strutture murarie, un tempietto a semplice cella con relativo grande muro di sostruzione del ripiano tufaceo costruito per regolarizzare la sommità del dirupo, un altare quadrato con bothros (fossa dei sacrifici), un portico e una gradinata di accesso dalla strada. Numerosi e pregiati gli ex voto in avorio, in bronzo, oltre a particolari ceramiche in bucchero, tra i quali spiccano quelli con dediche di personaggi importanti come Tolumnius, Vibenna, venuti da città lontane (Vulci, Castro, Orvieto) attirati dalla fama dell’oracolo di Menerva. Eccezionale lo splendido donario in terracotta policroma raffigurante l’apoteosi di Ercole, introdotto tra gli dei dell’Olimpo dalla sua protettrice Minerva, eseguito verso il 500 a.C.
Nella parte occidentale del santuario fu eretto verso il 510 a.C. il tempio a tre celle di tipo tuscanico ornato dall’eccezionale apparato decorativo in terracotta policroma di cui facevano parte nel gruppo delle statue acroteriali, quelle di Apollo ed Ercole. Il tempio fu affiancato da una grande piscina, alimentata da un apposito cunicolo e da un vasto recinto retrostante che racchiudeva un bosco sacro. Il culto espletato era quello di Apollo/Rath nel suo aspetto oracolare profetico ispirato al modello delfico, al quale si collegavano i riti di purificazione.
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Associato ad Apollo era Ercole, l’eroe divinizzato caro ai tiranni, e forse Giove/Tina, la cui immagine dovremmo supporre sul fastigio dell’edificio templare.

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